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venerdì 2 ottobre 2009

Terza esperienza: Malawi




La terza edizione del Progetto "Un mondo di bene" ha esteso i confini dell'azione al Malawi, altra zona di grandi problemi dell'Africa meridionale. Un gruppo di quattro alunni,in stretta collaborazione con la Nunziatura apostolica, l'ambasciata d'Italia e gli Uffici ONU (UNICEF in particolare) ha condotto un'azione di volontariato intensa e carica di emozioni. Il filmato accluso riproduce immagini e testimonianze.
Di seguito riportiamo la testimonianza di Mariangela Tuberoso come raccontata nel mensile "Città domani" del settembre 2009

Liceo scientifico Orazio Tedone:Un Mondo di Bene
“La scuola può e deve contribuire a costruire una nuova dimensione formativa dell’educazione alla solidarietà”

Ancora una volta, il liceo scientifico Orazio Tedone di Ruvo è protagonista di un’esperienza di volontariato già avviata nel 2007: ”Un Mondo di Bene “. Rispetto agli anni precedenti, quest’anno c’è stato un ampliamento, una novità, infatti una parte del gruppo, la più congrua, ha continuato le attività intraprese l’anno precedente nella piccola cittadina di Mazabuka, in Zambia dove sono stati ospitati e accolti dalla nostra cara Suor Maria Mazzone, ruvese ma ormai “naturalizzata” africana, visto il lungo periodo vissuto in questo magico continente! L’altra parte del gruppo, invece si è fatta pioniera di una nuova nazione, il Malawi, sul confine con lo Zambia. Il Malawi è una striscia di terra, un terzo dell’Italia, il 30 % della sua superficie è occupata da un lago e sul restante spazio vivono circa 150 ml di persone (la popolazione italiana è composta da circa 60 ml). La gente vive scalza e incurante dei pericoli, bambini e adulti camminano sui cigli delle strade, di giorno e di notte, con il loro pesantissimo carico di fascine, di acqua e di sacchi di carbone, portato in perfetto equilibrio sul capo. Lilongwe, la piccola capitale di questa nazione che ci ha ospitato, è costituita da pochi palazzi istituzionali: ambasciate , Nazioni Unite, Unione Europea e un solo ospedale, drammaticamente super affollato e carente di qualsiasi cosa, dai medici ai medicinali, dalle semplici garze per fasciare le gravi ustioni, alle incubatrici per i tanti bimbi prematuri, destinati a lottare quotidianamente con la morte … per la vita! Un silenzio disarmante, una città quasi inesistente, alle 17.30, tramontato il sole, salita su la nera notte, la vita a Lilongwe finisce, solo in lontananza qualche falò e suono di tam- tam! Il cuore caldo dell’Africa così definito per la calorosità dei suoi abitanti è proprio con i suoi silenzi, con la sua estrema povertà e assenza , mancanza di un centro abitato, che ci ha regalato grandi insegnamenti e forti emozioni, e ancora una volta abbiamo imparato a condividere la povertà e non la nostra ricchezza.
Ormai noi ragazzi di un Mondo di bene siamo rientrati già da una ventina di giorni, ma le immagini, i ricordi, le emozioni, le riflessioni, riaffiorano continuamente alla mente, prendendo sempre più corposità e concretezza. Si vivono a posteriori e con più chiarezza quelli stati d’animo che come un uragano, lì ci hanno travolti e che adesso a poco a poco ci rilasciano, riviviamo così quei sentimenti che quest’esperienza suscita, cresciamo, maturiamo!
Questo progetto proposto e accolto durante un’assemblea d’istituto si era prefissato degli obiettivi quali:
• Motivare i giovani, spesso accusati di bullismo, devianze e assenza di valori, alla solidarietà e all'impegno sociale, come strategia per la ricerca di se stessi e dei valori condivisi.
• Sensibilizzare gli alunni ai temi della solidarietà e degli aiuti ai paesi in via di sviluppo.
• Offrire loro un’occasione di maturazione personale e di crescita umana forte, di fronte alla povertà e all’indigenza conosciute direttamente e sperimentate da vicino
• Arricchire la loro cultura attraverso la conoscenza di un territorio diverso (flora, fauna, astronomia ecc.)
• Favorire l’osservazione antropologica (costumi, usanze, tradizioni, cultura, civiltà)
• Affinare le competenze della lingua inglese (in Zambia la lingua ufficiale è l’inglese che viene adoperata da tutti con discreta precisione; gli alunni sono stati costretti ad esprimersi nella lingua ufficiale e ciò è servito anche a migliorare le competenze di comunicazione).
Anche la programmazione delle escursioni turistiche ha avuto la sua finalità: allentare le forti tensioni emotive dovute alla condivisione della drammatica realtà quotidiana di questa popolazione.
Ecco, oggi con convinzione e fermezza dico che questi obiettivi sono stati certamente raggiunti. In una società caratterizzata da profonde trasformazioni, dal pericolo di emarginazione e di devianza, la scuola può e deve contribuire a costruire una nuova dimensione formativa dell’educazione alla solidarietà promuovendo occasioni di crescita personale e comunitaria e sperimentare l’esercizio di una cittadinanza attiva.
Gli ambiti di volontariato possono essere intesi come luoghi di crescita di relazioni umane. Una reale esperienza di partecipazione alla vita civile per “orientare i giovani ad abitare quotidianamente la realtà ”, per renderli consapevoli di quanto si chiede loro, certamente in termini di attitudini, di professionalità e di capacità, ma anche e soprattutto di motivazioni profonde, partecipazione attiva e accettazione dell’altro.
Il mio zigomo kwambili (grazie di cuore!) al preside, che ha creduto e promosso questo progetto nonostante i tanti ostacoli, le difficoltà e le grandi responsabilità che tali esperienze in terre così lontane, differenti e povere comportano; grazie perché crede nei ragazzi, nei giovani di oggi offrendo loro una valida e privilegiata opportunità di crescita, di miglioramento e di speranza di un futuro migliore!

Mariangela Tuberoso