Visualizzazioni totali

mercoledì 3 agosto 2011

La nostra famiglia

04 Agosto - ore 09:19


Siamo in viaggio per Lusaka, abbiamo lasciato le nostre amate bambine, i nostri splendidi amici. Ci aspetta una nuova casa, che non riesco ancora a sentire tale, prima dell'arrivo.
Tra noi si era creato qualcosa di speciale: l'abitudine. Eravamo diventati una famiglia e ci stavamo costruendo una nuova vita.
La solita sveglia dalla sinfonia stridula, il caffè caldo, quei visi pieni di sonno che si trascinavano per casa. Ogni mattina nei soliti posti, in cui non ci annoiavamo mai.
A pranzo tutti assieme attorno al tavolo, la fila per rubarsi il cibo caldo, la salsa per l'insalata e la piccole, gustose banane.
"Chi lava i piatti?"
"Io!"
"Io!"
"E io vado a dormire!"
I pomeriggi erano sempre momenti magici, tutti assieme coi bambini, quasi fossimo un unico corpo, un'unica energia che fluiva. Tra quei sorrisi puri, quelle risate, i canti, balli, corse, colori ... eri travolto dal loro ritmo. Come si fa a non sentirsi a CASA?
I tramonti. Il sole infuocato ingjiottito da questa terra bruna, bello, come nessuno di noi l'aveva mai visto prima. E poi, chiuso l'oratorio, uscivamo con gli animatori, senza una vera meta, senza un vero scopo. Passegiavamo assieme per le strade buie e irregolari di Mazabuka per finire poi stesi su un campo da calcio improvvisato a guardare le stelle. Così luminose da sembrare paurosamente vicine.




"Choose your star. Whwn you'll lokk the sky you'll always found it."
"Però per cena prendiamo giusto uno jogurt."
Si tornava a casa e mangiavamo di tutto.
Seguiva una stesura collettiva di diari, post e lettere. Vedevi ovunque gente che scribacchiava qua e là. Poi le partite a carte o i balli sfrenati con le bambine, le foto in allegria. "Oddio ho dimenticato di prendere il Malarone!"
"Io stasera dormo con Anc-la!"
"Ehi ehi! Io mi prendo quel letto!"
"Ma questa zanzariera per forza la dobbiamo mettere?"
"Dov'è il mio telefono?"
Chi prima chi dopo si andava a letto e poi tutto ricominciava.
Già mi mancano i nostri canti stonati, le "liti condominiali", l'acqua che non arriva, il cd di Bob Marley a ripetizione, la stanchezza di fine giornata, le galline randagie, lo yogurt di Suor Maria, i maccheroni al tonno delle due del mattino, i bambini che si aggrappano a te come scimmie, i giochi con i nostri amici, le overdosi di arachidi e banane.
Ci stiamo lentamente staccando da questo mondo, che ognuno di noi ha fatto crescere nel proprio cuore e non dimenticherà più.
Il vento zambiano ha rapito il mio cuore, portandolo via con sè, assieme alla sabbia rossa.
Elecia Mutinta, alias Alessia.
PS. Mi rendo conto, rivedendo ciò che ho scritto, che per chi leggerà tutto ciò non è di grande importanza. La routine quotidiana di alcuni giovani ragazzi, frasi che, ne sono cosciente, non hanno alcun senso.
Ma per noi, che queste frasi le abbiamo dette e sentite, per noi che abbiamo vissuto assieme a Casa Ruvo, per noi sono ricordi preziosi di un'esperienza di una vita che è stata un dono per le nostre anime.