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venerdì 29 luglio 2011

Vix sanatrix naturae

Ansia, curiosità, fascino, titubanza, timore e stupore: sono alcuni dei sentimenti provati all'idea di passare la mattinata nella clinica di Mazabuka.
Arrivate in loco, mi sono trovata con gli occhi sgranati e le orecchie tese; intorno a me il quadro era allucinante. Cumuli di gente malata e di parenti che popolano la terra rossiccia antistante. Gemiti e grida le sento ancor prima di entrare nei reparti, dove ovviamente il tutto si amplifica. Il dottor Caputi ed io abbiamo avuto la possibilità di fare un giro di visite nel reparto di maternità e in quello femminile con l'UNICA professoressa di tutta la clinica, la dott.ssa Simbala. Lei è una degli eroi del nostro tempo. Solo con le sue mani cura, medica e assiste ogni tipo di paziente.
Per la prima volta mi sono trovata di fronte a ragazze che hanno subito ogni tipo di violenza: da ustioni a interruzioni improvvise di gravidanza. Loro soggiornano accanto a donne affette da AIDS e TBC. Le condizioni generali sono al limite del possibile: non ci sono medicinali capaci di alleviare i dolori delle pazienti, i pochi strumenti usati per il controllo non sono efficienti e accuratamente sterili, le sedie a rotelle sono sedie di plastica su ruote da bici (ingegnoso, direi!), le sale operatorie si aprono direttamente sui corridoi, privando il malcapitato dell'iter che garantisce la sicurezza dell'operazione ed infine le camere ospitano sick people ed anche ragnetti e lucertole di compagnia.



Sembra essere tornati ai tempi di Ippocrate quando la miglior cura era il non intervento del medico, quando si lasciava che il tempo e la forza delle persone fossero gli unici rimedi alle malattie (vix sanatrix naturae). Negli occhi di queste donne leggo così facilmente il dolore, ma anche la forza e la fiducia che hanno nella giovane dottoressa, nella potenza del loro corpo e in Dio.
Queste tristi scene lasciano il posto a sgargianti sorrisi di giovanissime mamme (l'età media è di circa sedici anni), che abbracciano, dopo estenuanti travagli, il proprio bambino.
L'emozione autentica e ricca di gioia di vedere per la prima volta la nascita di una nuova vita resterà per sempre nei miei ricordi, nei miei occhi, nelle mie vene.
Questa esperienza così forte e così formativa mi servirà come molla per continuare ad impegnarmi e fare del mio meglio sempre, in ogni situazione ma soprattutto mi ricorderà di apprezzare quello che ho, perchè è segno di fortuna e non è affatto scontato. Sono veramente grata della possibilità che sto avendo, per quello che ho visto, conosciuto, appreso.
Grazie!

Irene, futuro "medico con l'Africa"...