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martedì 3 agosto 2010

Rosa, Mariangela, Annalisa: World Food Programme e Our Lady's Hospice

Africa da sostenere, Africa da vivere!




Zambia fronteggia la sfida maggiore nella riduzione della povertà e nel raggiungimento di una crescita economica sostenibile per lo sviluppo nazionale.
E’ correntemente stimato che il 64% della popolazione zambiana è povera; tra questi il 51% è più svantaggiato e non può raggiungere il livello minimo di sussistenza. Gli altri livelli di povertà diretta o indiretta promuovono comportamenti vulnerabili nei confronti dell’HIV e dell’AIDS tra la maggior parte delle donne.
A causa dell’ “insicurezza” di cibo, molti senzatetto consumano un solo pasto al giorno.
La disponibilità di cibo nelle zone rurali è minata dalla produzione dei raccolti, da fattori stagionali e dall’accesso al mercato.
In questo contesto interviene il "Word Food Programme", l’organizzazione delle Nazioni Unite (UNWFP), in cui noi abbiamo la fortuna di “operare” ogni mattina, spostandoci nelle varie zone rurali di Lusaka per distribuire vaucher ai poveri della zona ed educarli, tramite workshop, all’economia domestica, mostrando loro quali alimenti e come cucinarli per avere il giusto apporto nutrizionale.




Il programma del "food voucher” è il primo di questo genere in Zambia, e viene implementato per la prima volta come un nuovo servizio disponibile socialmente.
Il programma risulta essere un innovativo intervento di sicurezza, che consente ai beneficiati di accedere al cibo, acquistandolo con queste carte prepagate dagli stessi fondi del WFP, consentendo una circolazione di denaro, permettendo la vendita dei prodotti coltivati dagli stessi cittadini zambiani, innescando così un primario meccanismo di mercato locale!






Nella zona Mtendere di Lusaka, ogni mattina ci aspetta una grande Gip bianca che su direzione della nostra cordinatrice, miss Brenda Hanampota, ci accompagna nei diversi centri gestiti dal ministero della salute (Ministry of Healt) .In questi centri si trova un piccolo pronto soccorso, un’infermeria in cui vengono somministrati test dell’AIDS e HIV , e spazi adibiti ai workshop, in cui donne, con a seguito i lori numerosi pargoletti, attendono che una curiosa lezione di cucina abbia inizio!



E così’che tra chitenge colorati, il fumo dei braceri che vengono accesi, andirivieni di pentole e carboni, cuciniamo insieme a queste donne: 'nshima, soia, rise, rape, tomato, potatos, cabbages e vegetables vari.




Tra i forti odori dei cibi che si stanno cuocendo e i tanti sorrisi di donne e bambini curiosi, respiriamo un forte senso di collaborazione e di comunità...che incantate viviamo!



L’ospedale delle suore svizzere accoglie malati terminali di AIDS. Le stanze- come tutte le stanze dove l’aria che respiri quando la vita e la morte sono ad un passo- sono silenziose e colme di rassegnazione.
Ogni reparto sembra avere un tempo diverso, un tempo ora scandito dai battiti cardiaci dei malati, ora frettolosamente vissuto da medici e infermieri che si adoperano con dedizione anche dietro le quinte. Ma questa, certo, è storia vecchia, perché dappertutto si muore. Eppure, pensi, c’è anche differenza in questo: non solo nel vivere ma, anche, nel morire.



L’ospedale delle suore svizzere accoglie malati terminali di AIDS. L’aria che respiri, i medici attivi anche dietro le quinte, i silenzi parlanti, i tempi scanditi dai battiti, ti ricordano, però, il valore inestimabile della vita, fosse anche perché esperienza unica e irripetibile.
Nel piccolo viviamo la nostra attività pomeridiana qui, in farmacia o tra la gente
.



Mariangela, Annalisa, Rosa